Siamo guidati da un'attenzione passiva, attratta continuamente da forme esterne, imprigionata da bisogni, desideri, doveri, credenze. Troppo debole per rivolgersi all'interno, alla sorgente di quella che è la nostra forza vitale.
Esasperiamo il nostro essere liberi con il decidere di cambiare lavoro, cambiare casa, cambiare partner, ma non siamo liberi di dirigere la nostra attenzione. Non abbiamo l'energia giusta per farlo!
Ogni nostra azione ha uno scopo che mira ad un risultato. Per liberare la nostra attenzione dovremmo volgerla verso qualcosa che non ha risultati altrimenti sarebbe ancora il bisogno di qualcosa a muoverla.
Il punto non è dirigere la nostra attenzione perché anche in questo modo si tratterebbe di un desiderio volto ad un risultato. Il punto è rendersi veramente conto di avere un'attenzione imprigionata. Vivere sulla propria pelle questo stato di prigionia, porterebbe un tale shock che qualcosa in noi comincerebbe a muoversi ad un altro livello. Un anelito interiore senza parole, senza immagine, senza forme comincerebbe a lavorare incessantemente per comprendere questo stato di schiavitù.
Senza quel primo shock iniziale ogni nostro passo sarebbe soltanto una reazione automatica al bisogno di ottenere un risultato.
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