La relazione è meditazione
- Adriano Pilani
- 7 dic 2024
- Tempo di lettura: 4 min

La vita è relazione, la possiamo creare e coltivare oppure possiamo lasciare che accada da sé. Quando accade da sé sapete come procede, l’avete sotto gli occhi tutti i giorni. La vita ha un obbiettivo che persegue attraverso due linee, preservarsi e perpetrarsi. Questi due aspetti determinano la stragrande maggioranza delle relazioni che abbiamo con gli altri e con le situazioni della nostra vita: lavoro, casa, alimentazione...
Se noi vivessimo in stretta relazione con l’ambiente, i soli cicli naturali sarebbero sufficienti per regolare il nostro vivere, mantenendo ogni nostra azione ben aderente alle linee guida: preservarsi e perpetrarsi. Il primo aspetto è individuale, il secondo di gruppo.
Ma a noi esseri umani ad un certo punto è accaduto qualcosa. Siamo diventati coscienti di noi in relazione al seguire queste due linee che ci fanno stare bene e abbiamo cominciato a creare situazioni in cui queste due linee potessero divenire in un certo modo sicure, certe, non più così in balia della ciclicità della natura e non così in balia degli eventi imprevisti della natura.
Questo atteggiamento da un lato ci ha portato ad una crescita numerica enorme della nostra specie con un lunga serie di effetti più o meno positivi. Possiamo parlare di impatto ambientali, di cambiamento del clima, di fame nel mondo, di insostenibilità, di benessere, di longevità della vita. L’effetto su cui voglio portare la vostra riflessione e il "vostro essere", è la perdita del focus di quella scintilla che è sorta nell’essere umano e che l’ha portato a creare situazioni in cui la vita potesse essere più certa, più sicura.
La vita è semplice, preservarsi e perpetrarsi. Lo può fare in moltissimi modi ma il focus rimane sempre quello. Noi abbiamo perso il focus, l’essere vivi. Il nostro essere coscienti di noi stessi ci ha portato e identificarci ogni volta con gli espedienti per preservaci ideandone sempre dei nuovi, migliorandoli, aumentandoli, producendo più del dovuto. Siamo talmente invischiati in questo meccanismo che se l’avesse un criceto morirebbe dal freddo pur di accumulare sempre più provviste riempiendo la tana all'inverosimile.
Nell’identificarci in questa rincorsa a rendere sicura e certa la vita abbiamo cominciato ad alimentare la paura di perdere la vita e l’emozione della paura ha una particolarità: nasce per un motivo e poi comincia a contaminare ogni cosa. Il risultato è che non si riconosce più la vera origine dalla propria paura e quando si ha paura non la si vuole provare e si preferisce volgersi altrove, chiudere l’essere in relazione con quella paura.
La paura è ciò che ci fa perdere l’essere in relazione che è il fondamento dell’essere vivi. Si è vivi quando si entra in relazione. Se non fossimo consapevoli ci basterebbe seguire le linee guida della vita, mangiare, riprodurci , morire. Ma nell’essere umano è accaduta quella scintilla e ogni essere umano ha quella scintilla dentro che se non viene seguita diventerà un elemento di disturbo perché nonostante tu possa diventare un accumulatore seriale di successo, avrai sempre una mancanza nella capacità di relazionarti con una parte molto profonda di te, quella parte dove non si accumula nulla e dove si può soltanto essere vita.
In passato, in ogni picco delle civiltà umane che si sono susseguite nel tempo, il lavoro di disidentificazione con gli espedienti per rendere sicura la vita, aveva sempre un ruolo importante nel delineare il passare ciclico delle stagioni e della crescita di ogni individuo. I processi di disidentificazione passavano sempre attraverso il sacrificio, rendere sacro l’eccesso, bruciare, rimettere in circolo. Un albero da frutto produce frutti all’inverosimile, e per lui è un costo energetico enorme fare questo. La maggior parte del suo fruttificare marcisce e torna in circolo. Certo, l’albero non lo fa coscientemente perché in lui non è sorta la scintilla che è sorta in noi. Ma l’albero nel fruttificare così eccessivamente, non fa altro che realizzare la propria natura.
Il vero sacrificio non è uno scambio. Sacrifico il mio tempo per avere più denaro, Sacrifico questi soldi per mettere a posto la mia coscienza, ecc. Il sacrificio è un riscatto dall’identificazione. Sacrifico questo denaro perché io sono al di là di questo denaro. Sacrifico il mio tempo perché io sono al di là di questo tempo.
La felicità è mettere in condivisione il frutto della nostra realizzazione.
Puoi entrare in relazione con il cuore di un altro essere vivente. Questa relazione la puoi coltivare, cambiarne la qualità, espanderla o circoscriverla. Senza la scintilla della coscienza di sé questa relazione continuerebbe soltanto se utile alla tua sopravvivenza o utile a riprodurti. Vuoi entrare in relazione con l’altro solo cavalcando queste due linee, edulcorandole con ogni tipo di ideale, oppure voi alimentare quella scintilla della cosciente ed entrare in relazione per realizzare quello che sei. E ricorda che quello che sei è un evento straordinario nell’universo, una scintilla di coscienza e la tua realizzazione è mantenere accesa questa scintilla in ogni modo a te possibile.
Essere in relazione è qualcosa di molto fisico, abbiamo questa forma individuale e fisica perché possiamo sperimentare la relazione altrimenti saremmo come una goccia nell’oceano, e dentro di noi siamo quello spazio in cui nulla accade, in cui siamo goccia nell'oceano. Quello che ti permette di tenere assieme questi due aspetti di te è l’essere cosciente che c’è una relazione tra l’essere goccia dell’oceano e l’essere corpo individuale.
Portare attenzione costantemente a questa relazione è meditazione. Questa meditare porta alla realizzazione della tua natura e a diventare un albero che fruttifica in abbondanza senza preoccuparsi dei suoi frutti e dell’energia necessaria a produrli.
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