Le condizioni ordinarie in cui viviamo danno enfasi a un tipo di azione debole. Facciamo per inerzia!
Per comprendere a fondo questo fare per inerzia ci può aiutare la saggezza della tradizione Vedica dove in relazione alle varie ere di evoluzione della coscienza, si dice che nell’era dell’oro le costruzioni di potere sono fatte sui luoghi della terra che hanno potere e sono abitate da uomini di potere. Mano a mano che la coscienza si inabissa nelle profondità degli animi, si hanno ere in cui le costruzioni di potere si erigono in luoghi non di potere anche se ancora abitati da uomini di potere e poi ere in cui gli uomini di potere sono fuori dalle costruzioni di potere, costruire in luoghi non di potere.
Questa allegoria riflette lo stato interiore di ognuno di noi. Nel momento in cui siamo presenti e totali, corpo, emozioni ed intelletto ruotano sullo stesso asse. Quando emozioni ed intelletto si alleano tra loro escono dall’asse corpo e quando emozioni e pensieri seguono ognuno i propri desideri si creano vortici su tre assi differenti che disperdendo energia e portano ad azioni deboli prodotte dalla risultante delle rotazioni sui tre assi in un dato momento, un movimento di inerzia che può essere modificato da qualunque accidente.
È importante rendersi conto di ciò. Spesso svolgiamo lavori decisi dal bisogno di guadagnare o dell’educazione ricevuta o dal volere di altri. Spesso proviamo emozioni perché immersi in onde emotive di massa o perché nel nostro vissuto ci sono esperienze traumatiche che ci hanno portato ad essere predisposti alla rabbia, piuttosto che alla sottomissione, piuttosto che alla spensieratezza o altro ancora. Spesso abbiamo malattie ereditarie non determinate dal DNA ma per abitudini alimentari e posturali apprese da piccoli.
Siamo complessi, questo è un dato di fatto e imparare a conoscerci dovrebbe essere una stella polare per ognuno di noi come lo erano i miti per alcune tradizioni o i racconti religiosi per altre.
Se CONOSCERSI diventasse un intento ricorrente questo porterebbe ad un enorme cambiamento nell’energia che utilizziamo nella vita di tutti i giorni. Cominceremmo a ruotare attorno ad un asse costante. Costante quel tanto che almeno una volta al giorno coinvolgerebbe anche le nostre emozioni con una sorta di nostalgia per qualcosa di perduto ma che ne sentiamo ancora il sapore. Almeno una volta al giorno coinvolgerebbe anche l’asse attorno a cui girano i nostri pensieri, determinando una sorta di curiosità nel capire meglio cosa si affaccia all’orizzonte di noi stessi ma che non riusciamo ad afferrare. Almeno una volta al giorno coinvolgerebbe l’asse della nostra fisicità, facendo sorgere un’insofferenza insolita allo stare fermi, al reprimere la nostra vitalità.
Siamo talmente abituati a riconoscerci attraverso i nostri bisogni, che siano fisici, emotivi o razionali, che l’unico modo per contattare realmente quell’anelito a conoscerci può nascere soltanto in un momento di completa rilassatezza. Un momento in cui nulla ci attrae, un momento in cui ogni forza esterna che agisce su di noi si annulla. La potete percepire come una sorta di sospensione, di stallo, di immobilità improvvisa.
Solitamente questi momenti sono casuali e immediatamente cerchiamo il modo di riprendere il controllo della situazione rientrando in binari che conosciamo bene, e per ognuno di noi sono differenti.
Se assaporiamo quell’anelito a conoscerci, quei momenti diventano preziosi momenti di osservazione. Spazi in cui è possibile toccare con mano un tipo di energia differente presente in noi.
Nelle serate di meditazione l’intento è sempre quello, portarvi in uno stato di stallo, di immobilità in cui possiate realmente osservare a bocca aperta come un bambino stupito, quello che è dentro di voi e che ancora non conoscete e che ha una forza immensa. Più quegli spazi diventano grandi e più forza acquisteranno le vostre azioni, i vostri pensieri, le vostre emozioni.
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